Ci uniamo al lutto della Chiesa cattolica e del popolo dei suoi fedeli

04-04-2005

 

COMUNICATO STAMPA

  

Ci uniamo al lutto della Chiesa cattolica e del popolo dei suoi fedeli

 

Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci

 

E’ morto Giovanni Paolo II, un pontefice profondamente immerso nella sua epoca e nella storia viva dell’umanità.

Figlio di tempi contraddittori, densi di tragedie e di grandi speranze, di opportunità e di pericoli, è stato un uomo che ha scelto di agire – in nome dei suoi principi e delle sue convinzioni - per cambiare lo stato delle cose.

Ha chiesto ai suoi fedeli, e a tutti gli esseri umani, di non farsi sopraffare dalla grandiosità degli eventi del mondo ma di prendere in mano la propria vita e di avere a cuore il destino della comunità umana.

Il suo appello, tante volte reiterato, a “non avere paura” di avere a che fare con la storia ha fatto risuonare note consonanti anche nel mondo laico – in noi, convinti che un mondo migliore si fondi sulla pienezza della partecipazione responsabile di ciascuno e ciascuna.

Ha segnato profondamente la storia della sua Chiesa, e quella del nostro tempo. Nell’epoca della complessità, anche la sua è stata una strategia complessa, di  lettura non univoca né lineare.

Ha militato direttamente per il crollo del blocco sovietico – ma è anche stato fra i primi e più severi critici del mondo unipolare che ne è derivato, così lontano dalle aspirazioni a una maggiore libertà, democrazia e giustizia sociale.

Ha ricostruito una forte identità religiosa contro la laicità e il laicismo – ma ha anche utilizzato la forza dei valori etici per scagliarsi contro la mercificazione delle coscienze, della comunicazione, dell’informazione.

Ha affermato in modo addirittura integralista il diritto alla vita, scegliendo di non concedere nulla sul terreno della contraccezione, dell’aborto, della fecondazione assistita, delle scelte sessuali, perfino della lotta all’AIDS – ma ha anche usato la potenza del primato della vita per schierarsi apertamente contro la guerra.

Ha chiuso le porte alla teologia della liberazione – ma è stato anche uno dei più autorevoli assertori di un mondo dove al primato del profitto, su cui si fonda la globalizzazione neoliberista, si sostituisca il primato della dignità della vita umana.

Ha ridato centralità ai dogmi della sua fede – ma è stato anche il papa della riconciliazione, dopo duemila anni,  con l’ebraismo e un baluardo allo scontro di civiltà con il mondo islamico ricercato dall’integralismo cristiano occidentale.

Fra una Chiesa più immersa nella società e una Chiesa lontana dal mondo, ha scelto la via di una fede profondamente identitaria, capace di rispondere alla fine delle grandi ideologie e alla crisi della politica e di proporre un agire collettivo fondato su una visione di futuro.

E, in questa ricerca – aldilà delle sintonie o delle profonde differenze sulle risposte che hanno segnato il nostro giudizio sul suo agire - sentiamo la sua vicenda umana e il suo pontificato segnati da rovelli che appartengono a tutti coloro che condividono la necessità di riaffermare un senso profondo alla  storia umana.

Alla Chiesa cattolica spetta ora un compito difficile. Ci auguriamo si eviti qualsiasi cedimento alle tendenze integraliste e a logiche di chiusura, qualsiasi subalternità ai poteri dominanti.

E, con grande rispetto, insieme a tutto il mondo, ci uniamo al lutto della Chiesa cattolica e del popolo dei suoi fedeli.

 

Roma, 4 aprile 2005

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