La sfida dell'Arci: impegnarsi per un Paese più equo, civile ed unito

01-10-2012

 
Il sistema civile, sociale, politico ed economico italiano evidenzia oggi il suo momento più critico. Per la prima volta dal dopoguerra ampie fasce di popolazione sono impoverite e appaiono prive di riferimenti, confuse e spaesate.

L'autoreferenzialità, quando non la vera e propria degenerazione morale, delle classi dirigenti pubbliche e private, il dilagare del populismo e dell'antipolitica hanno generato nei cittadini una grande sfiducia, che rischia di pregiudicare la reale efficacia del rinnovamento e delle misure di rilancio necessarie per i prossimi anni.

Il rischio è pertanto di aprire la strada a derive conservatrici, che ci condannerebbero a un pericoloso immobilismo piuttosto che consentirci di definire una nuova idea di futuro.

Mai come ora le prossime elezioni politiche e quelle regionali assumono, quindi, un'importanza decisiva nella storia del nostro Paese. Per la prima volta, la definizione di idee chiare per il cambiamento e l'identificazione dei protagonisti di un nuovo progetto sociale e culturale basato sulle persone e sulle forme libere associate di cittadini potrebbero fare davvero la differenza.

Come all'inizio del secolo scorso, quando le case del popolo, le camere del lavoro, le società di mutuo soccorso guidarono il riscatto sociale e culturale delle classi popolari, restituendo loro speranza e fiducia e offrendo strumenti per la conoscenza e l'emancipazione, oggi dobbiamo promuovere un nuovo concetto di responsabilità civica, di società delle reti, basata sulla messa in comunicazione di presidi e luoghi in cui i cittadini si aggregano e si autodeterminano, in altre parole dimostrando l'esistenza di uno spazio nuovo e strategico per il Terzo Settore.

Oggi abbiamo il dovere e la responsabilità di occuparci del nostro Paese, provando a portare la nostra voce all'interno delle istituzioni per dare il nostro contributo, con il nostro carattere e la nostra idea di cultura, di equità sociale, di diritti, di laicità e di associazionismo.

Ci è sembrato naturale che tanti compagni dell'Arci abbiano sentito questa necessità e che l'associazione abbia deciso di sostenere, in questa grande occasione, la candidatura nel Pd del nostro Presidente nazionale, nel collegio della sua Toscana in ottima posizione, e di altri dirigenti del territorio nelle liste di Sel e Pd.

L'Arci mantiene certo la sua autonomia, ma riteniamo che oggi le nostre istanze, le nostre conoscenze, le nostre idee debbano essere rappresentate in parlamento da chi le conosce per averle portate avanti per anni in tutto il paese.

Troppo spesso abbiamo assistito ad azioni del legislatore che dimostravano un'assoluta mancanza di conoscenza del mondo dell'associazionismo, con l'emanazione di norme che negavano il ruolo dei corpi intermedi, limitavano le nostre attività e vessavano i nostri gruppi dirigenti. Oggi non solo auspichiamo la vittoria della coalizione di centro sinistra, ma ci impegneremo affinché i nostri candidati, una volta eletti, ci aiutino, nel loro nuovo ruolo istituzionale, a salvaguardare l'associazione in cui hanno militato per tanti anni.

Le prossime elezioni per l'Arci rappresentano un'occasione, che non possiamo perdere, per valorizzare il proprio ruolo nella società e per dimostrare che l'associazionismo di promozione sociale che crea protagonismo civile, pari opportunità, innovazione, lavoro e partecipazione può rappresentare una grande risorsa per uscire dalla crisi e riconnettere il tessuto sociale.

Paolo Marcolini
Presidente Arci Emilia Romagna

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