No all'allungamento dei tempi del diritto d'autore
28-11-2008
Dichiarazione di Carlo Testini, della presidenza nazionale Arci
La direttiva europea che allunga i diritti sulle registrazioni musicali da 50 anni a 95 anni continua il suo iter al Parlamento Europeo.
Il 1 e 2 dicembre la Commissione Cultura dovrà esprimere un parere sulla normativa, che contiene alcune proposte di modifica al testo originario. A gennaio sarà la Commissione Giuridica a fornire un giudizio di merito sulla direttiva, che passerà poi al vaglio dell'Aula, che ha potere di codecisione su questa materia.
Gli emendamenti che vengono proposti non modificano in nulla la pericolosità e l'illiberalità del provvedimento, motivato dalla "volontà di aiutare i musicisti a percepire pensioni dignitose". Si tratta di una giustificazione ipocrita, che finge di non sapere che nella maggior parte dei casi i diritti sulle opere vengono ceduti dagli autori a terzi (case di produzione discografiche, intermediari, ecc). Saranno dunque le aziende discografiche le vere beneficiarie di questa direttiva, che adegua la normativa europea a quella statunitense, dove le major continuano a fare enormi profitti su vecchie produzioni musicali.
Tra l'altro, si propone di comprendere nella direttiva non solo le registrazioni audio ma anche quelle audio-visive, con gli effetti che questo avrebbe sia sui consumatori che sui costi di utilizzo da parte dei creatori e produttori audiovisivi.
Non è un caso che il provvedimento venga presentato proprio adesso, quando molte opere degli anni '50 potrebbero finalmente tornare ad essere patrimonio di tutta l'umanità e quindi liberamente utilizzabili per la loro diffusione e promozione gratuita.
In realtà la questione è di carattere più complessivo e riguarda il nodo della proprietà privata delle opere dell'ingegno, sia che la proprietà resti al creatore dell'opera sia che venga ceduta ad altri. Sancito il diritto dell'autore o dell'esecutore ad essere equamente retribuito, resta secondo noi da salvaguardare il principio del diritto alla cultura come bene comune, di cui poter usufruire tutte e tutti ad un costo accessibile.
L'Arci chiede ai parlamentari europei di respingere questa direttiva, che finirebbe per incrementare i profitti di pochissime grandi aziende discografiche a discapito della diffusione delle opere.
Roma, 28 novembre 2008