Medio Oriente: tacciano le armi.

17-07-2006

Medio Oriente: tacciano le armi. Medio Oriente: tacciano le armi.

Cessate il fuoco. Subito. Basta con i bombardamenti, i sequestri, le invasioni. La società civile, la politica, le istituzioni facciano convergere gli sforzi in tutte le sedi per ottenere una tregua senza condizioni.
Si doti l'Onu degli strumenti e dei poteri necessari per inviare immediatamente una forza di interposizione a Gaza e nel sud del Libano per proteggere le popolazioni civili e impedire la prosecuzione delle azioni armate.
Si dia spazio alla politica e alla diplomazia, imponendo a tutte le parti in conflitto di sedere a un tavolo negoziale. Tutti dialoghino con tutti: non c'è pace senza riconoscimento reciproco.
Basta con l'unilateralismo, basta con gli interessi di parte, basta con la politica di due pesi e due misure che hanno contribuito a distruggere il processo di pace e hanno alimentato la spirale di radicalizzazione e intolleranza in tutta l'area.
Solo il rispetto rigoroso del diritto e della legalità internazionale può spegnere l'incendio in Medio Oriente. La comunità internazionale si impegni per l'applicazione di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite finora disattese.
Le istituzioni e la società civile esprimano solidarietà concreta senza distinzione alcuna a tutte le popolazioni civili vittime del conflitto, e sostengano le forze che nell'area operano contro la guerra, la violenza, il terrore.
Il mondo intero ha bisogno della pace in Medio Oriente: dialogo, riconciliazione sicurezza e diritti per tutti i popoli dell'area
Israele e Palestina: due stati per due popoli.



Attivarci: i contributi raccolti sul cc bancario 508080, Banca Etica (CIN L, ABI 5018, CAB 12100) intestato Arci Cultura e Sviluppo, causale "Emergenza Medio Oriente" saranno utilizzati per aiuti alle popolazioni civili in Libano e a Gaza e per sostenere le attività dei pacifisti israeliani.

Comunicato della Presidenza nazionale dell'Arci - 17.7.2006


Crisi in Medio Oriente: I campi di lavoro Arci
le ultime notizie - annullato il campo di lavoro di Tripoli in Libano - gli altri i progetti

Nell’area libanese, teatro della crisi, Arci è impegnata:

- a Tripoli in un programma di sostegno al Centro della Reneé Moawad Foundation per il recupero scolastico e la prevenzione delle forme di esclusone sociale di ragazzi lavoratori e di ragazze del quartiere di Bab El Tebbaneh, con la partecipazione diretta di alcuni Comitati Arci (Toscana, Milano e Reggio Calabria). Queste attività dal 4 al 19 agosto sarebbero state collegate al campo di lavoro e conoscenza sui temi del dialogo interculturale, previsto a Tripoli in collaborazione sia con le operatrici del Centro che con l’associazione multietnica “Offre Joie.

- A Beirut siamo in stretta relazione con ong e associazioni palestinesi che operano in attività sociali nei campi profughi in tutto il Paese e che partecipano insieme a noi alle attività dei Forum Sociali. 

Data la situazione, la nostra cooperante, dopo una giornata di “isolamento telefonico”, e l’arrivo in Siria con gli altri italiani evacuati, è rientrata a Roma.

Infine, si è deciso di annullare il campo di lavoro in Libano a Tripoli. Peraltro, i raid israeliani si sono focalizzati sui campi palestinesi, in particolare su quello di Tripoli, proprio dove erano previste anche attività collegate con i campi di lavoro Arci. 

Per quanto riguarda i campi di lavoro Arci in partenza a Gerusalemme, Hebron, Betlemme siamo in stretto contatto con consolato e ambasciata italiani; il gruppo di 6 persone (coordinato da un modenese) che sta partecipando al primo campo in questi giorni non ci segnala particolari problematiche. Stiamo monitorando la situazione: a Gerusalemme non c’è lo stato di crisi, ma ovviamente di preavviso e per ora non ci sono indicazioni che ci consiglino di annullare i campi previsti e in corso. 

Arci crede che l’esperienza della conoscenza diretta nella vita delle comunità con cui si lavora è essenziale; la promuoviamo anche in situazioni ‘difficili’, ma sempre con il senso di responsabilità per non imettere a rischio nessuno, né i nostri volontari ed operatori, né i partner locali. Questo approccio ci ha permesso in passato di realizzare missioni, campi di lavoro e scambi in momenti difficili di tensione, nei Balcani, in Libano, nel Kurdistan turco, nei territori palestinesi e in Israele. Nelle nostre comuni attività, tra le singole persone e l’associazione, nei progetti come nell’esperienza dei campi, il confronto, la condivisione del percorso e delle responsabilità sono la nostra caratteristica per gli interventi di solidarietà, cooperazione e scambio internazionale.

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