L'Unione ha vinto, governi per realizzare il suo programma

11-04-2006

L'Unione ha vinto, governi per realizzare il suo programma 
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci

Due dati oggettivi emergono da queste elezioni incerte fino all'ultimo voto. Il primo è che il centrosinistra ha vinto perché ha ottenuto la maggioranza dei seggi tanto alla Camera che al Senato, nonostante gli artifici di una pessima legge elettorale, risultati letali proprio per chi li aveva costruiti. Il secondo è che il voto fotografa un paese profondamente diviso. La polarizzazione attorno ai due schieramenti non è un fatto nuovo, ma oggi viene drammatizzato da una sostanziale parità che cela il rischio reale dell'ingovernabilità.

La frattura dell'elettorato italiano è uno specchio della crisi della società europea di fronte alle trasformazioni di questi anni: l'opposizione sociale alle ingiustizie e agli squilibri provocati dal liberismo convive col senso di insicurezza, la paura del nuovo, la chiusura corporativa in difesa dei propri interessi. Contraddizioni che hanno pervaso una campagna elettorale in cui menzogne e forzature ideologiche oscuravano i programmi e la paura frenava la spinta al cambiamento.

Chiamati in massa alle urne dal clima di resa dei conti, i cittadini avevano di fronte due progetti di società incompatibili fra loro, ma non hanno espresso la scelta netta che avevamo auspicato. L'Unione ha vinto di misura, Berlusconi lascerà il governo, il berlusconismo non è sconfitto. L'ideologia del profitto e dell'interesse privato è penetrata nel paese e si traduce nell'egemonia culturale della destra su vasti strati popolari.

Non è il caso di esaltare una vittoria inferiore alle aspettative, ma neppure di sottovalutare l'importanza di un liberatorio cambio di governo. Né servono rassicuranti semplificazioni per spiegare il mancato ko da parte dell'Unione con i limiti di un programma troppo poco radicale o troppo poco moderato a seconda dei casi. Serve invece una seria riflessione sul paese, sul perché il berlusconismo non è crollato sotto le macerie sociali che pure ha provocato. Lo stesso flop dei sondaggi è significativo di una crescente difficoltà degli addetti ai lavori a leggere il paese reale.

La spaccatura emersa dal voto non si risolve con improbabili e ambigue grandi intese, ma lavorando per ricostruire dal basso una comune cultura civile. Non c'è tempo da perdere. L'Unione deve avviare la realizzazione del suo programma assumendo la responsabilità di governo che le compete, la mobilitazione civile deve trovare nuovo slancio, a partire dal prossimo decisivo referendum in difesa della Costituzione.

Roma, 11 aprile 2006

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